CARLOMAGNO MUST DIE

 

 

 

Altura di Moccò. Trentino, inverno 2070

 

Appoggiandosi, l'anfibio scalcia con forza la roccia arida, smuovendo polvere grafite che va a seppellire il cadavere mummificato di una salamandra pezzata.

“Da qui si domina l'intera valle.”  la voce roca. L'inquadratura sale in una carrellata verticale lungo pantaloni mimetici, un ruvido giaccone verde oliva sfrangiato dall'usura in più punti, un antico M16 appoggiato sul ginocchio destro. Il sole non si riflette sulla superficie spenta e graffiata del fucile d'assalto. I gomiti e le ginocchia dell'uniforme militare sono avvolti da strisce di stoffa cinerea, imbrattata d'olio, bruciata dal calore dei proiettili a emissione di radiazione ottica dei Crociati.

      A sinistra il profilo ispido di Frank Ravi in un primissimo piano, i lunghi capelli rossi avvolti tra loro in pesanti dreadlocks, Lievissime efelidi si scaldano ai raggi solari fantasma spezzettati dalle sottili ciglia bionde del soldato. A destra il panorama lunare della Vai Rosandra: il carso Trentino è al suo massimo squallore da dopo la guerra.

       Ma è il mio cuore il paese più straziato... era Ungaretti?

  “Si, era lui.” La donna.

  Frank si volta un attimo, Samantha Dettatreya è ancora rannicchiata sul cofano del Coleottero Fiat. La lamiera e talmente consumata da rami e polveri abrasive da lasciar passare una vaga ombra di metallo nudo in aleuni punti: un alopecia della carrozzeria.

      Ancora ogni tanto Frank si meraviglia dei poteri ESP di Sam. All'inizio, appena l'aveva conosciuta reclutata da Stinger, lui doveva sempre stare attento a cosa pensava, a frenare i pensieri più sudici e perversi che in fondo nascono nell'amigdala di ogni essere umano. Ogni tanto Frank si lasciava andare e lo notava dall'espressione un po' sconcertata di Samantha. Poi, qualche tempo dopo, lei gli disse di fottersene, che il pensiero di scoparla in quei modi strani non era certo il primo ad averlo avuto, e ad averglielo involontariamente trasmesso telepaticamente. In questo momento Frank vede solo i capelli neri rasati che formano come una coltre di cenere sul piccolo cranio sudato.


        “Allora, 'sto piano? “ Sam non lo guarda, presa dal togliersi una scheggia da sotto l'unghia dell'indice. Sembra parlare con suo figlio nel ventre, ipotesi alquanto bizzarra viste le sterilizzazioni. “Non te lo chiedo perché io non sappia se ce l'hai o no. E' per spronarti ad elaborarne uno alla svelta. Subito. Il Klero sta rinforzando la sorveglianza.”

  Frank dà un'ultima occhiata alla valle oscura. Avvolta da nembi a tratti plumbei e a tratti perlacei che si annodano sulla fortezza, sembra un'enorme ostrica, la cui inestimabile perla nera è a pochi chilometri di battaglia. Un luogo alieno la cui polvere si impasta con il sangue dei fratelli, un pane amaro cotto dal calore umido del luogo. Aspri ghiaioni e nere pareti a strapiombo portano dritti al luogo dell'assalto, come un tubo di scarico la cui ruggine si sgretola nella siccità.

       No, non ho un piano.” Frank giocherella con un dreadlock, accarezzando l'M16 con l'altra mano. Si stira provocando rumori secchi e non si capisce se sono rocce che rotolano dall'altura o le sue vertebre che si districano. “Tanto non lo so neanche suonare.”


 

 

Aguisgrana. inverno 814

 

Un fondo di verità c'è sempre, nascosto come un roditore in una stalla, nei presagi che così lucidi e circostanziati si presentano alla mente dei puri di spirito. Lo scranno squadrato che tante volte gli aveva fornito la base d'appoggio per ogni decisione, politica e bellica, mai gli era sembrato così scomodo e freddo. Le sue ossa di vecchio cozzavano ripetutamente contro se stesse e contro ogni spigolo, e nessun a posizione gli era confortevole.

  Mai come in quell'ultimo periodo era rimasto così in solitudine, lui che amava così tanto parlare alla corte affollata. E ora ogni suo sospiro sembrava rimbombare nell'ampio salone. Mai come In quei giorni il pensiero della morte lo aveva ghermito come un falco la selvaggina della foresta delle Ardenne.

     Molti erano i segni che quella della notte precedente poteva essere ben più di una visione: le eclissi che si erano susseguite negli ultimi anni, i terremoti,,. l'incendio del ponte sui Reno... tutti presagi di sventura? E la morte di Carlo e Pipino...


Carlo Magno si sollevò a fatica dal trono, sentendo il legno dei braccioli raffreddare le sue mani bianche e nodose. La sua voce però era ancora il tuono di un tempo. “Lodovico!”

Il            governatore dell'Aquitania e Burgundia, erede del regno, si affrettò al cospetto di Carlo Magno. “Padre. Non dovreste rimanere a lungo in queste sale fredde e buie.”

“Poco importa, ormai, Lodovico. Questa notte... questa notte ho sognato.”

“Cosa, padre?”

“Un Angelo, Lodovico. Mi ha detto che devo recarmi in un luogo... si trova in Carinzia. Fammi preparare un seguito adeguato al viaggio.”

“Ma, padre... il tempo in Carinzia in questa stagione è gelido. Il viaggio, il vostro corpo già provato... Le pressioni dei vichinghi...”

“Poche ciance, figlio! E' l'Imperatore che te lo ordina! I Danesi non sono più una minaccia, da quando Godefrido è stato ammazzato. E comunque ora è affar tuo!”

“Come volete, padre. E cosa dovreste fare, in Carinzia?”


Gli occhi dell'imperatore, finora socchiusi per raccogliere ogni energia, si spalancarono in un impeto d'orgoglio. Le grandi pupille nere, non impedite dalle rughe che solcavano il viso, si fissarono in quelle del figlio, comunicandogli tutta la forza che ancora Carlo Magno possedeva.  “Devo andarci a morire, Lodovico.”

 

 

Cittd del Vaticano, inverno 2070

     “Il corpo dà segni di cedimento, Eccellenza. Credo sia il caso di avvertire il Pontefice. Abbiamo bisogno di nuova linfa. Non ha abbastanza energia per rlsvegliarsi completamente.”

     “Come da trent'anni a questa parte, padre Golgota. Perché dovremmo preoccuparcene? La pazienza è una virtù.”

     La mano del Cardinale Eymerich è una bianca idra a cinque teste: accarezza con fare lascivo la tonaca di gomma nera, soffermandosi ad ogni bottone, simulando nervosamente il gesto di allacciarsi. Il bottone sembra un bulbo oculare porpora strappato dalle sue unghie lunghe e appuntite.


 Padre Golgota è un magro prete burocrate, la testa rasata, con le prese per gli spinotti che creano aloni di un rosso infiammato sulla nuca. Si muove sul pavimento del salone come se viaggiasse su un cuscino d'aria, la tonaca, gommosa come bitume, ondeggia furiosamente. La sua ombra proiettata sugli stucchi del salone distorti e anneriti come plastica in un forno, accarezza le guance violate di putti deformi e di Cristi adirati. Angeli della morte impugnano spade realmente infiammate da un sistema di immissione di benzina. Bambini puri e senza peccato, intubati a rumorose centrifughe industriali, forniscono prezioso sangue umano per far lacrimare artificialmente le statue della Vergine ai quattro angoli del salone. Un odore metallico e nauseante ammorba l'ambiente.

   “Per questo motivo, Eccellenza.” Preme un pulsante sulla scrivania del Cardinale. Si solleva una parete, rivelando una finestra di oltre venti metri di base. Il vetro è lievemente oscurato, ma riflette ugualmente il segaligno volto di Eymerich, nient'altro che un ammasso di pieghe cutanee e capillari scoppiati, gli occhi liquidi dalle enormi pupille nere, La sua


bocca dalle labbra esangui e sottili come elastici si muove lievemente mormorando un salmo, appannando il vetro.

  Padre Golgota insiste.  “Roma brucia. I ribelli sono ovunque. Il potere temporale della Chiesa viene rimesso in discussione.”

 “Ma il giorno è vicino!” si infervora il Cardinale Eymerich, dando le spalle ad una urbe annerita dal fumo acre dei copertoni bruciati, occultata dalla coltre di nubi che ruggiscono da anni sul pianeta.  “Ogni minuto che passa, nuova vita viene infusa nella mummia! Tutto quello che vedi là fuori, le nubi, il calore intollerabile, il cielo buio solcato da folgori, la violenza insensata.. fanno parte di un disegno. E' tutto scritto nella Bibbia, e ormai sappiamo che la leggenda della Val Rosandra... è assolutamente vera, no?”

   “Vogliono distruggere la salma, capite Eccellenza? Vogliono impedire che si risvegli! Dovete avvertire il Pontefice prima che sia troppo tardi.”

Eymerich aziona il dispositivo di chiusura della parete. Poi si avvicina a padre Golgota, fissandolo dal profondo di due pozzi


neri, la voce e bassa fino al limite della percezione umana. “Oh, no. Non possono impedire la volontà di Dio.”

 

 

Carinzia. inverno 814

 

Il Conte di Carinzia si srotolava sul cavallo come uno straccio bagnato. Il vestito, una lunga tunica divisa in due parti, sì arrotolava abbondante sulle cosce magre facendo increspare furiosamente le onde ricamate sulla stoffa. Ogni volta che parlava, qualche piccola goccia di saliva si depositava sui baffi scuri.  “La Contea, sire, presenta le stesse virtù degli uomini che ci vivono e le governano: fiera, ruvida, ricca di tesori nascosti e oscuri pozzi mortali.”

   Carlo Magno non stava ascoltando: il suo sguardo ormai opaco stava scrutando con difficoltà ogni masso in cerca del luogo. Dopo una settimana di viaggio la Val Rosandra gli sembrava infinita, risalire il torrente omonimo sì era rivelato un percorso irto di ostacoli. Già un servitore era morto la notte precedente, morso alla gola da una vipera dal corno.

 “Osservate bene, Conte, Esplorate ogni anfratto. Deve esserci una grotta. Deve.


 Carlo Magno si fermò, strattonando le fredde redini, ìnspirando involontariamente il vaporoso e selvatico sudore del cavallo. Il paesaggio circostante, stava svanendo in una nebbia bianca, mentre alberi e rocce sembravano inseguirsi ad una folle velocità. Il sole freddo di gennaio sembrava appartenere ad un altro mondo. Le espirazioni che gli salivano alla gola sembravano addensate da sabbia e pece.

  L'angelo non era molto diverso da un pallido sole. Quando gli era comparso, in sogno, aveva rischiarato ogni cosa nella stanza e Carlo non era riuscito a capire se solo l'angelo era sogno o tutta la stanza non era altro che un prodotto della sua mente addormentata.  Quando sarà il momento, aveva detto, siederai accanto a Lui.

Lo aiuterai a giudicare.

“Ci siamo.” gridò Carlo Magno.

   “Possa il Signore avere pietà di voi.” La rude voce del Conte di Carinzia gli fece spalancare gli occhi. Tornò a percepire il freddo circostante, la durezza della sella, la pesantezza della cotta di maglia. Voltò il cavallo per dirigersi verso il Conte, che stava osservando una parete rocciosa scura e


scoscesa. Quando lo raggiunse, gli occhi del Conte erano colmi di pietà. La sua voce poco più di un mormorio.  “E voi vorreste infilarvi in quell'orribile budello?”

 

 

Vai Rosandra, inverno 2070

 

Il    campo è composto da mezza dozzina di mezzi militari. Di”sposti in cerchio come le carovane dei pionieri del West, una sentinella armata di FN”FAL su ogni rimorchio. Le rocce che circondano lo spiazzo sono una corona di granito.

  “Si, ma come entrare?” urla Ahmed. Il pugno che sbatte sul cofano di un furgone lascia una lievissima bozza, e un alone irregolare sulla brina che vi si è depositata.

 “Questo è irrilevante, Ahmed. L'improvvisazione, l'irrazionalità... saranno l'onda che ci permetterà di spazzare via la fortezza. Nonché i poteri di Samantha, ovvio.” Frank Ravi solleva appena lo sguardo dalla cartina abbozzata su carta da pacchi marrone.

  L'arabo si strappa i capelli, il volto deturpato da agenti chimici che si contorce nell'ira della Jihad. “Il Klero, Eymerich rinforzerà le difese... sanno che sta per accadere qualcosa!”


   “Appunto per questo dobbiamo affrettarci, Ahmed,” ghigna Samantha con voce acida. Una smorfia di scherno le si disegna sul volto sporco di polvere. “Ogni segno ha confermato la leggenda. Anche se non so perché la chiamiamo ancora così... visto che è un fatto concreto. Non hai visto cosa sono già riusciti a fare? “ Così dicendo indica, con un gesto fin troppo teatrale, le nubi inquiete che navigano costantemente nel cielo, i fulmini che le squarciano, il continuo sordo brontolio di sotto fondo.

  “Sono anni che nutrono quella cosa là dentro con il sangue dei nostri figli, per riportarlo in vita.” Aggiunge Frank. “Presto si risveglierà e allora...”

   “Saremo tutti imputati, e non ci sarà appello.” E' alla voce di Sam che si incrina il viso tremante di Ahmed.

 

 

Carinzia. inverno 814

 

L'odore di roccia bagnata prendeva alla gola, quasi peggio del soffitto che si estendeva con il peso di una montagna a dieci


centimetri dal naso.  Per le anziane ossa di Carlo Magno strisciare sulla schiena, con i sassi squadrati che gli colpivano le scapole e le natiche, era peggio di qualsiasi tortura. Poi improvvisamente il muro compatto che si trovava davanti agli occhi lasciò il posto ad un'immane volta quasi perfettamente semisferica. Carlo Magno si voltò sulla pancia, gemendo di dolore per la vecchia frattura alla spalla mai completamente guarita, poi, facendo forza sulle braccia magre e deboli, si rialzò in piedi. Osservò con stupore che era riuscito a passare attraverso un cunicolo largo poco più di un metro e alto mezzo. Probabilmente anche se ci avesse ripensato o, peggio, avesse sbagliato grotta, non sarebbe riuscito più a tornare indietro. Il suo seguito era solo ad alcuni metri più in là ma era assolutamente irraggiungibile, isolato da tonnellate di granito.

  Carlo Magno si voltò lentamente verso il centro della grotta, e lo scranno era esattamente al centro. Un cubo di roccia levigato come in natura non era possibile. Era tutto vero! L'angelo diceva il vero! Contemporaneamente i morsi della malinconia iniziarono a scavargli nel petto. Era conscio che era la fine del suo Impero sulla Terra: gli enormi possedimenti, le epiche battaglie che aveva combattuto, la retorica e la dialettica insegnategli da Alcuino... tutto sarebbe andato cancellato, come le sue tavolette di cera per gli esercizi di scrittura.

  A lenti passi, con i tintinnii metallici che rimbalzavano da una parete all'altra del mausoleo naturale, Carlo Magno si avviò verso lo scranno di pietra. Sapeva cosa sarebbe successo quando vi si sarebbe seduto.

 

 

Vai Rosandra. inverno 2070

 

I corpi dei crociati ingombrano l'ingresso del cunicolo. Alle spalle di Frank Ravi le enormi mura di calcestruzzo s~ abbracciano in un portale antiatomico spalancato: le lastre d'acciaio rinforzato sono deformate come un foglio di lamiera preso a pugni. Il corpo di Sam giace poco più in là, supino, gli occhi rossi perché invasi dal sangue dell'emorragia cerebrale. Lo sforzo prolungato dei suoi poteri ESP l'hanno fatta esplodere, l'urlo che ha emesso al momento della morte era simile al fischio di una teiera in ebollizione. Ahmed e pochi altri sono fuori.



   Strisciare lungo il cunicolo fino alla grotta, ora è il meno.

   La grotta è più grande di quanto Frank avesse mai immaginato, più alta della copertura metallica della stazione di Milano centrale, più ampia dello stadio Meazza. Tutti i macchinari e le centrifughe che ne ingombrano il perimetro lanciano i loro tubi e migliaia di cavi verso il centro, dove si trova una strana struttura rocciosa.

    “Allora è vero... “ sibila Frank, attonito. “La leggenda e una realtà.”

    Il frastuono è assordante, pari al risucchio di uno scarico amplificato mille volte frammisto a presse metalliche che si scontrano come arieti. Il sangue circola dai macchinari attraverso cateteri trasparenti fino ad introdursi nella struttura rocciosa. Questa ha forma antropomorfa e una superficie spugnosa che non è carne e non è vera roccia. Indossa vestiti dell'alto medioevo, una cotta di maglia.. ha una lunga barba.

     La mummia pietrificata di Carlo Magno, nutrita con le vite di bambini fino a riportarla in vita. La leggenda descriveva chiaramente cosa sarebbe successo al suo risveglio. I sospetti sul progetto del Cardinale Eymerich erano fondati. Vogliono che accada, credendo di essere nel giusto... che loro saranno salvati...



   Lo sguardo di Carlo Magno si spalanca in quello di Frank, ed è allora che ogni corrente d'aria cessa, ogni granello di polvere si posa in terra ed una calma innaturale penetra anche nella grotta. Dall'esterno Frank percepisce un fortissimo suono di trombe

   Vidi quattro angeli che stavano ai quattro angoli della terra e trattenevano i quattro venti perché non soffiassero sulla terra

   Una luce fortissima esplode dall'interno del corpo di pietra, annichilendo i legami chimici e scindendo la struttura in energia pura. Mentre Carlo Magno come una folgore che sfida la gravità ascende al cielo, la grotta si sgretola completamente intorno a Frank, rivelando una pianura circostante vasta come può esserlo un oceano. La pianura è ricolma di persone in ogni condizione, poco più che ammassi di ossa giallastre, esseri informi in avanzato stato di decomposizione, corpi mutilati che risorgono dal terreno circostante scavando attraverso una terra grassa e mefitica. Ove si riconosce il cranio rasato e la croce tatuata sulla fronte, si riesce a capire che sono tutti appartenenti al Klero.



     Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione... per questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte...

     “Non ce l'abbiamo fatta... non è giusto...” mormora Frank, e il sospiro viene amplificato mille volte da un'eco grassa, spandendo le parole nel cielo nero e rosso. Ironicamente sopravvive solo 1a parola giusto, che va a consacrare ogni cadavere di Klericale che risorge per il Giudizio.

     Un velo impalpabile bianco latte si stende sull'immensa moltitudine come uno strato di colla luminescente, isolandola dal resto del mondo.

    Poi il primo angelo suona la prima tromba.

    “Non è giusto!”grida Frank.

  Grandine e fuoco mescolati a sangue scrosciano sulla terra.